DATE: 21 Settembre 2022
TIME: 18:30
LOCATION: Globe Theatre - Roma
VENUE: Globe Theatre - Roma
Francesco Corbetta, un italiano a Londra 21 Settembre 2022
C’era un italiano a corte, famoso per la chitarra: aveva un genio particolare per la musica, ed era l’unico che potesse fare qualsiasi cosa sulla chitarra. Il suo stile era così pieno di grazia e tenerezza, che sarebbe stato capace di creare armonia sulla chitarra più scordata. La verità è che niente era così difficile come suonare come questo straniero. Il piacere del Re Carlo II d’Inghilterra per le sue composizioni aveva portato lo strumento così in voga che ognuno lo suonava, bene o male. E si poteva essere sicuri di trovare una chitarra nella toletta di una donna quanto il rossetto o la cipria.
Così è descritto Francesco Corbetta nelle memorie del Cavaliere Grammont. Un istrione, capa ce di rapire i sensi di chiunque, con le corde della sua chitarra. Un musicista imprenditore di sé stesso, abile nel favorirsi le grazie dei re più potenti d’Europa con la sua arte. Uomo dal multiforme ingegno, che sa cavalcare le mode del momento a suo favore. Passati i rigori del Commonwealth l’aristocrazia voleva tornare a divertirsi. Al re Carlo piaceva il gioco d’azzardo, rientrato facilmente a corte, nei salotti, ma anche nelle piazze, tra il popolo. Corbetta inventò un gioco “L’oca di Catalogna”, una sorta di roulette ante litteram, autorizzato “legalmente” dal decreto regio di Carlo, suo protettore. Insegnante di chitarra a corte, del Re e di Anne, figlia del Duca di York, fu autore di numerosi libri per chitarra barocca, che forse rappresentano l’apice stilistico nella letteratura per lo strumento.
Artista dalla natura inquieta, abbandonò l’Inghilterra, forse costretto da problemi col gioco d’azzardo, per entrare a Versailles alla corte dei Luigi XIV. Diviene ben presto chitarrista dell’ Accademie Royalle guidata da G. B. Lully e personale maestro del Re Sole.
Il suo fascino magnetico stregò anche la Francia, e l’eco della sua fama e delle sue armonie preziose percorse ben presto tutto il paese.
François Medard, suo allievo, scrisse questo epitaffio il giorno della sua morte, avvenuta all’età di 66 anni:
Qui giace l’Anfione dei nostri giorni,
Francesco, quest’uomo così raro,
che fa parlare alla sua chitarra
la vera lingua degli amori.
Conquistò con la sua armonia
i cuori dei Principi e dei Re,
e molti credettero che un genio
guidasse le sue dita.
Se tu, passando, non senti queste meraviglie,
sappi che non avrebbe mai dovuto morire
e che avrebbe affascinato anche la Morte,
Ma, ahimé, ella non ha orecchie.
Francesco Corbetta (Pavia 1615 – Paris 1681)
2017 I BASSIFONDI ENSEMBLE